L'esperienza Psicomotoria di "Gioco con il Corpo" è la base per la costruzione dell'identità del bambino.
Attraverso il vissuto fortemente emozionale del gioco sensomotorio (salire, scivolare, arrampicarsi, saltare, entrare, cadere, rotolare), attraverso la ricerca dell'unità del corpo (cadere e rialzarsi, smontare e rimontare, disperdere e riunire, distruggere e ricostruire) il bambino vive il proprio percorso evolutivo.
In uno spazio che garantisce l'affermazione di sè in una dinamica di piacere e di benessere, la presenza dell'adulto facilita le esperienze.
E' l'adulto che sa attendere, pensa, prepara spazi e situazioni, è presente per garantire sicurezza e contenimento, condivide il piacere del bambino diventando lo specchio delle sue emozioni.
La psicomotricità si pone quindi come riferimento educativo in un'ottica di prevenzione poichè dà voce al bambino, sottolinea le sue conquiste e accoglie le sue insicurezze.
La lettura del gioco psicomotorio del bambino permette allo psicomotricista di individuare piccoli elementi di disagio e prevenire situazioni che potrebbero essere "a rischio" (bambini inibiti, bambini iperattivi e incontenibili, bambini con difficoltà di separazione).
Strutturando interventi che riconoscano il bambino nella sua globalità accogliendo i suoi linguaggi comunicativi, lo psicomotricista conferma le potenzialità del bambino e permette di rafforzare la stima di sè.

Il bambino, da sempre e in ogni angolo del mondo, organizza il proprio modo di giocare ed esplorare il mondo attraverso il corpo, attraverso il bisogno di vivere la corporeità .
Forse, nel passato, spazi e tempi diversi garantivano maggiormente al bambino questa possibilità . In questa epoca genitori ed insegnanti si trovano a dover organizzare e gestire il bisogno di movimento del bambino.
La psicomotricità , che prende in considerazione lo sviluppo psichico-emozionale del bambino, si prefigge di trasformare in pedagogia e in didattica ciò che i bambini spontaneamente ricercano e creano attraverso il movimento.
La Pratica Psicomotoria Educativa si fonda su tre obiettivi che si completano e arricchiscono vicendevolmente: COMUNICARE, CREARE E CONOSCERE.
Comunicare nel senso più essenziale del termine è esprimersi, partecipare, mettersi in relazione significativa con il mondo circostante; significa vivere il piacere di dare e di ricevere attraverso l'ascolto dell'altro o lo scontro con l'altro. La comunicazione è da collocare a livello verbale e non verbale, poichè il messaggio verbale racchiude in sè una parte di corporeità ( tono, respirazione, postura, posizionamento nello spazio ". ) ed un contenuto emozionale.
Creare significa affermare la propria capacità di investimento dello spazio, delle persone, degli oggetti, dando loro una varietà di significati simbolici attraverso la mediazione del gesto, della voce, della grafica, della trasformazione dei materiali, delle parole e della tonicità .
Creare è anche creare comunicazione, dirsi all'atro. I dati che il bambino raccoglie nelle esperienze sono trasformati e rimessi a confronto con la realtà , tradotti in nuove produzioni e nuovi movimenti, in organizzazione di spazi, ruoli, storie, rappresentazioni.
Conoscere vuol dire fermare, accanto ai significati, le caratteristiche "reali" degli oggetti (forma, dimensione, colore, peso, consistenza, grandezza, "), vuol dire in pratica prendere coscienza dell'uso efficace e reale delle cose; lo stesso vale per lo spazio e per il tempo che possono essere oggettivati attraverso la misurazione.
Conoscere significa prendere gradualmente coscienza del proprio corpo reale, delle sue possibilità e dei suoi limiti, in altre parole essere capaci di rappresentarsi e non solo sentirsi come corpo. Quindi conoscere e organizzare internamente l'esperienza favorisce l'aggancio con la realtà .
La Pratica Psicomotoria Educativa, attraverso questi obiettivi, si prefigge l'elaborazione di un modo di agire educativo che rispetti la globalità del bambino ed i suoi tempi di crescita, che lo accompagni dall'invasione sensomotoria ed emotiva dei suoi primi anni e dal suo stato di dipendenza dall'adulto all'autonomia, al distacco emotivo, al rapporto pieno e personale con il mondo.

Prendendo in considerazione l'evoluzione infantile, l'età d'oro della Psicomotricità si situa tra la nascita ed i 7/8 ani. Fino a quest'età il bambino vive uno stadio in cui l'unità corpo-mente è ancora caratterizzata da un prevalere del vissuto emozionale. Il percorso prevalente di ogni conoscenza è dal corpo alla mente, poi dall'uso del corpo alla riflessione su di esso. Un bambino quindi non sa conoscere se non tocca, sente agisce; conosce vale a dire a partire dalla globalità senso-motoria della sua esperienza. A partire dal linguaggio complessivo delle sensazioni, delle emozioni, il bambino organizza dentro di sè una progressiva e personale capacità di rappresentarsi il mondo che lo circonda e costruisce così la propria autonomia.
Per quanto riguarda i bambini di 3 anni, la prima esperienza socializzante avviene con l'ingresso alla Scuola Materna. Per molti bambini che non hanno frequentato l'Asilo Nido è il primo effettivo distacco dalla coppia madre/bambino ed è un evento che necessita del tempo per essere elaborato.
Il bambino, nella fascia d'età compresa tra 1 e 3 anni, sta maturando sul piano cognitivo e sul piano affettivo la consapevolezza di essere un individuo separato.
Un'esperienza di educazione psicomotoria nella Scuola dell'Infanzia può concorrere alla maturazione del bambino sostenendo e lasciando spazio al suo bisogno di acquisire sicurezza e serenità vivendo la possibilità di "attaccarsi" ( vicinanza - contenimento ) e di "avventurarsi" ( vivere lo spazio e i materiali, operare trasformazioni ).
Il passaggio dalla Scuola Dell'Infanzia a quella Primaria tende a sradicare il bambino dalla base senso-motoria e spaziale della sua esperienza e lo indirizza verso un rapido processo di astrazione. I bambini che frequentano il 1° ciclo elementare conoscono ed operano ancora nel concreto, hanno cioè bisogno ancora di nutrirsi di azioni vissute in uno spazio e in un tempo, hanno bisogno di poter manipolare e trasformare in modo creativo gli oggetti, di sperimentarsi in rapporti veri e non precostituiti con gli altri.
Con gli otto anni tutto si trasforma: dopo gli 8/9 anni il bambino diventa più capace di controllare le proprie emozioni e le proprie azioni e può effettivamente orientare le proprie energie e il proprio piacere nel controllo del movimento.

Le sedute di Psicomotricità perseguono l'obiettivo di non pensare esercizi particolari da proporre ai bambini, ma di individuare insieme a loro lo spazio, il tempo, il materiale perchè liberamente il bambino organizzi il proprio modo di giocare, di esprimere i propri vissuti interni in un'area di sicurezza.
Quindi se il bambino esprime se stesso, il proprio affetto, l'emozione prevalentemente attraverso il corpo, non è possibile dirgli ciò che deve fare.
Nelle sedute proposte si attua una pedagogia indiretta in cui la partecipazione dell'adulto equivale a disponibilità a modificare con il bambino lo spazio ed il materiale.

La teoria psicomotoria di Aucouturier prevede una pedagogia per fasi successive.
Il gruppo dei bambini è stimolato ad utilizzare i diversi luoghi ed i diversi materiali predisposti dallo psicomotricista secondo un itinerario temporale che riproduce il modello naturale e consueto del processo d'esperienza:

  1. rito d'inizio: i bambini sono accolti nello spazio predisposto ed ascoltati, sono loro ribadite le regole della sala e comunicate le eventuali novità ;
  2. parte centrale della seduta: normalmente il bambino inizia con una fase di scarico pulsionale e/o di rassicurazione profonda, per poi passare in seguito ad alternare gioco sensomotorio e gioco simbolico;
  3. fase della rappresentazione: il bambino rielabora i contenuti della sua esperienza corporea ed emozionale sotto forma di rappresentazioni, tramite utilizzo di materiale vario ( costruzioni, disegno, plastilina ecc. );
  4. rito finale: i bambini sono salutati attraverso l'ascolto delle loro impressioni e congedati con l'invito alla seduta successiva.

Le caratteristiche più importanti della presenza della psicomotricista nella sala possono essere così riassunte:

  • ascolto del bambino e continuo adeguamento alle sue produzioni o alle sue difficoltà ;
  • atteggiamento non-direttivo; l'accento è posto su tutte le azioni o le prese di distanza che possono favorire l'espressione del bambino: postura, uso della voce, spostamento nella sala, vicinanza - lontananza, contatti, sguardi;
  • simbolo di legge, garante della sicurezza nella sala: il bambino deve sentirsi sicuro e contenuto nelle sue esperienze di ricerca, proprio per questo lo psicomotricista è spesso vittima di provocazioni - aggressioni da parte dei bambini;
  • partner simbolico: frequentemente lo psicomotricista è coinvolto nei giochi simbolici dei bambini che lo invitano ad agire un ruolo; con la sua diversità lo psicomotricista permette l'evoluzione della storia, ne controlla i caratteri di aderenza alla realtà e ne impedisce l'eventuale degenerazione fantasmatica, contenendo possibili regressioni.